Abstract
Nel presente articolo verranno analizzate le normative adottate per arginare le problematiche emerse nell’industria del c.d. fast fashion … da ultimo con l’aumento dei prezzi imposto dalla Commissione francese entro il prossimo 2025.
Introduzione
Il termine “Fast fashion” identifica il modello economico caratterizzato dalla produzione rapida di abbigliamento a basso costo, che riflette le ultime tendenze della moda e incoraggia un consumo frenetico.
Questa espressione è stata utilizzata per la prima volta nel 1989 in un articolo dedicato all’apertura di un negozio Zara a New York ove si elogiava la rapidità con cui un capo di abbigliamento passava dall’idea dello stilista alla vendita in negozio.
Attualmente, il termine è diventato di uso comune per descrivere un sistema di produzione e consumo che privilegia velocità e costi ridotti, a scapito della sostenibilità e della qualità.
Tale sistema comporta seri rischi, primo tra tutti quello ambientale. I dati della Commissione Europea confermano che tra il 2000 e il 2015 la produzione di prodotti tessili è quasi raddoppiata con trend in crescita sino al prossimo 2030 e già ad oggi provoca circa 5,8 tonnellate di rifiuti/anno (c.a. 11 kg pro capite).
Oltre alle conseguenze negative sull’ambiente, il fast fashion impatta anche sui diritti sociali perché le pressioni esercitate sui lavoratori al fine di minimizzare i costi di produzione e soddisfare una domanda rivolta al minor prezzo, ha come conseguenza sfruttamento della manodopera, l’impiego di lavoro minorile, basse retribuzioni e condizioni lavorative precarie.
Idee e soluzioni
Direttiva (UE) 2018/851 – mod. dir CE 2008/98
la Commissione Europea mira a integrare i principi dell’economia circolare nella legislazione dei rifiuti, promuovendo una gestione più sostenibile dei materiali e riducendo l’impatto ambientale. In sintesi:
- OBIETTIVI E PRINCIPI:
1. Gestione dei rifiuti:
- promuovere una gestione sostenibile dei materiali per migliorare la qualità dell’ambiente;
- promuovere l’economia circolare, l’uso delle energie rinnovabili, e l’efficienza energetica.
2. Riduzione della dipendenza e transizione verso un’economia verde:
– protezione e il riprestino degli ecosistemi;
– riduzione dell’inquinamento;
– promozione di energie rinnovabili
Attraverso incentivi economici e investimenti nelle infrastrutture, l’Europa mira a creare un sistema economico sostenibile che favorisca la crescita economica e protegga l’ambiente.
La transizione verso un’economia verde offre significative opportunità per l’innovazione, la creazione di posti di lavoro e la tutela delle risorse naturali, contribuendo al contempo a una maggiore indipendenza energetica e sostenibilità ambientale.
Graficamente:
- MISURE SPECIFICHE:
1. Responsabilità estesa del produttore:
- Introduzione di un sistema di E.P.R. – Extended Producer Responsability;
- Responsabilità Estesa del Produttore in ordine alla ‘durabilità’ dei prodotti che immettono nel mercato, dalla progettazione fino allo smaltimento;
2. Raccolta differenziata:
- obbligo di raccolta differenziata per carta, metallo, plastica, vetro, rifiuti organici, rifiuti pericolosi domestici e tessili;
- flessibilità per gli Stati membri di derogare in casi giustificati, come aree remote o scarsamente popolate.
3. Incentivi economici:
- maggiori oneri per lo smaltimento in discarica o mediante incenerimento;
- agevolazioni fiscali per incentivare la raccolta differenziata;
4. Prevenzione dei rifiuti:
- misure per evitare la produzione di rifiuti, promuovendo modelli di produzione e consumo sostenibili;
- incentivi al riutilizzo e riparazione;
5. Obiettivi di riciclaggio:
- misure per garantire che i rifiuti siano preparati per il riutilizzo, il riciclaggio e le altre operazioni di recupero;
- valutazione della fattibilità di misure volte a incoraggiare il riutilizzo dei prodotti entro il 2024.
> IMPLEMENTAZIONE E MONITORAGGIO:
- adozione di specifiche vincolanti di progettazione ecocompatibile, al fine di prolungare la durabilità dei prodotti tessili, garantendo modelli commerciali circolari (come il riutilizzo, il noleggio e riparazione).
- obbligo del passaporto digitale “Digital Product Passaport” che fornirà informazioni dettagliate sulla composizione, riparabilità, durabilità e riciclabilità dei prodotti;
- regole aggiuntive per l’etichettatura dei prodotti;
D.lgs. n. 116, 3 settembre 2020 (per l’esecuzione della dir. UE 2018/851), impone nuove regole per la distruzione di prodotti invenduti.
- Obbligo di trasparenza: Le grandi imprese sono tenute a divulgare pubblicamente le informazioni relative al numero di prodotti, inclusi i tessili, che vengono smaltiti o distrutti. Questo obbligo ha lo scopo di scoraggiare la pratica della distribuzione dei prodotti invenduti, promuovendo al contempo la trasparenza e la responsabilità aziendale.
- Divieto di distruzione dei prodotti invenduti: Questo divieto mira a ridurre lo spreco di risorse promuovere un uso più sostenibile dei materiali.
CONCLUSIONE
In conclusione, si può dichiarare che il fast fashion, sebbene apprezzato dai giovani per l’accessibilità economica e la continua innovazione, comporta ripercussioni sia ambientali sia economiche non più tollerabili.
L’obiettivo di oggi è rendere la moda veloce, fuori moda, perché “la fast fashion non è gratis e qualcuno da qualche parte né sta già pagando il prezzo”
Catalina Bargan